Vie di fuga – 1 Bellezza

Sto riflettendo spesso sul tema delle vie di fuga: le strategie che ognuno di noi mette in atto come valvole di scarico quando sentiamo una pressione eccessiva, frustrazione o noia: noia dovuta non al non aver nulla da fare, ma all’avere le stesse cose da fare, ogni giorno o quasi, con poco spazio per scelte istintive, legate al sentire del momento.

Sostanzialmente la necessità di fuggire è collegata al sentire come costrizione i ruoli che rivestiamo e i paradigmi culturali in cui siamo immersi e che regolano le nostre vite. Questo è presente in ogni cultura, perché per quanto diverse, ciò che accomuna le culture è proprio il fatto di tracciare confini e disegnare mappe secondo cui gli appartenenti si muoveranno per essere considerati, appunto, appartenenti al gruppo.

Le vie di fuga sono molto importanti, perché quello che non esce all’esterno tramite loro, si ripiega all’interno e trova la strada della malattia per allentare la molla e mantenere il sistema persona in equilibrio, paradossalmente.

Allora può essere interessante scoprire le proprie vie di fuga e praticarle più consapevolmente, o arricchirle con nuove modalità. Farne un gioco, per gestire lo stress del vivere in schemi culturali e sociali che non sempre sono coerenti con il sentire e l’anelito individuale

Ad esempio, ci sono i Cercatori di Bellezza: se sei un CdB, puoi entrare nel club virtuale che ho creato. Queste persone in genere amano l’arte in ogni sua forma, e riconoscono l’arte insita nei nostri gesti quotidiani, nel nostro tenere insieme noi stessi e i molti ruoli che ci troviamo a ricoprire. Arte nell’espressione della natura, anche quella considerata inanimata. Arte nelle relazioni, con se stessi, con altre persone, animali, alberi. Tuffarsi interiormente e fisicamente nella bellezza li porta a sentirsi parte importante di qualcosa di più grande, e ridimensiona la valenza di questioni irrisolte o irrisolvibili, e fornisce loro più forza e resilienza per affrontarle.

Scrive l’antropologo Adriano Favole nel suo libro Vie di Fuga. Otto passi per uscire dalla propria cultura: “Le culture ci fabbricano, ci modellano, in un certo senso ci inchiodano, ma si intravedono delle fessure”.

Quando ci occupiamo di ciò che ci sta a cuore con approcci olistici di qualsiasi genere, individuiamo queste fessure e creiamo vie di fuga consapevoli che diventano strade maestre verso quello che ci fa sentire bene, anziché vicoli in cui svoltare per sfuggire a ciò da cui ci sentiamo inseguiti.

I laboratori di gruppo e le sessioni individuali, qualunque sia la tecnica di volta in volta proposta, sono modi diversi di giuocare con le vie di fuga, occupandoci seriamente di quello che desideriamo migliorare nel nostro approccio con il mondo.